Che cos’è la fotografia agli infrarossi?
Intanto diciamo cosa non è…Non è un qualcosa di finto, di artificiale, creato grazie a un programma di fotoritocco. La fotografia agli infrarossi è qualcosa di reale, di vero. È un aspetto della realtà che non vediamo ma che esiste.
La luce che l’essere umano riesce a percepire, lo spettro visibile, è quello tra le lunghezze d’onda comprese tra i 400 e i 700 nanometri. L’occhio umano non percepisce le lunghezze d’onda inferiori ai 400 nanometri, ultravioletto, e quelle superiori a 700, l’infrarosso appunto. Parlo di occhio umano perché, anche se non ne sa molto, la visione negli altri animali è diversa: molti insetti percepiscono l’ultravioletto, altri viventi, come alcuni rettili, l’infrarosso.
Il sensore della macchina fotografica percepisce tutta la luce, infrarosso compreso. L’infrarosso tende ad alterare la percezione che abbiamo della realtà, ad esempio la pelle tende a diventare bianca e le persone ad assumere un aspetto poco piacevole. Il costruttore ha quindi necessità di impedire che l’infrarosso sia registrato dal sensore, in modo da ottenere immagini il più possibile vicine a quanto percepito dai nostri occhi. Il filtro che è posto davanti al sensore, oltre ad altre funzioni, serve per impedire che le radiazioni infrarosse lo colpiscano. Alla base della fotografia agli infrarossi c’è proprio la rimozione del filtro posto davanti al sensore. In questo modo tutta la luce raggiunge il sensore. Bisognerà poi impedire che la luce non infrarossa raggiunga il sensore, per questo si utilizzano appositi filtri. L’ideale è posizionare questo filtro davanti al sensore, al posto del filtro che è stato tolto. In questo modo potremo utilizzare qualsiasi ottica in nostro possesso, dal fisheye al lungo tele, e realizzeremo delle immagini all’infrarosso. Non sempre è possibile per motivi meccanici. In questo caso si possono acquistare filtri a vite, di giusto diametro, da posizionare sui nostri obiettivi. Le immagini che vedrete sono tutte realizzate con un filtro che blocca le radiazioni inferiori ai 720 nanometri. Quindi solamente l’infrarosso raggiunge il sensore. Esistono filtri che lasciano passare anche una parte della luce visibile, 590 o 630 nanometri. L’effetto infrarossi sarà inferiore ma le immagini manterranno parte dei colori che invece con il filtro da 720 vanno quasi completamente persi.
Il filtro per gli infrarossi, che sia davanti al sensore o avvitato all’obiettivo, è di un rosso scurissimo. Lascia quindi una forte dominante arancio che va tolta in fase di post produzione. L’immagine che ne deriva ha comunque una dominante arancio che si può considerare come “colore originale”. L’erba e le foglie degli alberi sono completamente bianche perché la clorofilla contenuta riflette l’infrarosso totalmente, come la neve riflette la luce visibile. La dominante arancio rimane soprattutto nel cielo. Come detto i colori tendono a sparire, a volte si modificano. Gli effetti a volte sono inaspettati perché la materia riflette gli infrarossi in maniera diversa dalla luce visibile.
C’è una grande capacità di penetrare la foschia, le nuvole vengono risaltate. Lavorando sul “miscelatore canali” in Photoshop o in altri programmi e possibile passare l’immagine da “colore originale” al cosiddetto “falso colore”. In pratica nel canale del rosso lo si mette a 0 e si porta il blu da 0 a 100. Nel canale del blu si mette a 0 il blu e si porta a 100 il rosso. Questo porta a una “inversione” dei colori dell’immagine, in pratica la dominante arancio che si aveva nel cielo viene sostituita da una dominante azzurra. Un azzurro strano, un po’ irreale, molto piacevole. Immagini gradevoli ma meno aderenti alla realtà, “falso colore” appunto.
Il colore lo si può poi eliminare del tutto lavorando l’immagine in bianco e nero, come faremmo con il bianco e nero tradizionale. Rimane l’effetto dell’infrarosso, con immagini nelle quali la vegetazione è tendenzialmente bianca o grigio chiaro, i cieli estremamente tersi, le ombre decise.
M.M.